venerdì 4 settembre 2009

Introduzione di Mercuriale Ponti a CRONACHE DI LAVENZA

Sono sempre stato molto legato alle mie radici. Sono fiero di essere nato e cresciuto a Lavenza. Ho girato il mondo, ma alla fine sono sempre tornato qui, all’ombra del suo glorioso castello. Da tempo, la mia è una piccola cittadina di provincia, abbarbicata sull’Appennino tosco-romagnolo, ma conserva viva più che mai la consapevolezza del suo passato glorioso, carico di arte e di storia. Questo è il lato "solare" del suo fascino, che altri, coi quali non oso competere, hanno divulgato con rigore e dovizia storico- scientifica, nonché con la necessaria brillantezza espositiva.
Io piuttosto, credo da parte mia di poter dare un contributo personale a tratteggiare la parte per così dire "lunare" di Lavenza. La storia misteriosa e segreta di questa località, che nel passare dei secoli ha visto più volte incrociarsi leggenda e realtà storica, in cui più di una volta il meraviglioso ed il fiabesco hanno "preso alloggio" all’interno delle nostre mura. In questa mia indagine, ho scoperto che nulla a Lavenza è impossibile e che questo piccolo territorio è in grado di regalare molte più sorprese di quelle che ho avuto e di cui ho fatto partecipi i miei lettori, nei miei reportage in giro per il mondo, per conto del "Corriere Adriatico".
Alcune di queste affascinanti e curiose storie le ho raccolte in questo volume e qui vorrei ringraziare coloro i quali mi hanno fornito al riguardo un contributo fondamentale alla realizzazione di questo libro. Per la prima vicenda narrata, indispensabile è stata la collaborazione dell’ottimo scrittore Marco Pietrosanti, che mi ha permesso di pubblicare ampi stralci dell’opera scritta a quattro mani con l’indimenticato professor Andrea Boldorini ed al cui ricordo dedico tutta quest’opera da me scritta.
Per la seconda è doveroso un ringraziamento alla disponibilità del maresciallo Salvatore Scuderi, della locale caserma dei carabinieri e di Luigi Croce, guardiano del castello. Per la terza vicenda invece è stato basilare il contributo di padre Luciano Molinari. Il quarto fondamentale collaboratore mi ha invece chiesto di rimanere anonimo, almeno riguardo alla sua attuale identità. L’ultimo ringraziamento va infine all’archeologo, professor Filippo Degli Innocenti.
A questi testimoni mi affido per corroborare la credibilità di queste storie che già so che a molti che le leggeranno parranno inconcepibili. Da parte mia non posso fare altro che garantire sulla onestà della mia operazione e fare appello all’apertura mentale dei miei lettori.

Mercuriale Ponti

mercoledì 18 febbraio 2009

RECENSIONE di Gian Paolo Grattarola (Mangialibri)

Luca è uno sceneggiatore cinematografico, un uomo di cultura ma senza notorietà. Divorziato da alcuni anni, s’innamora di Teodora de Fonseca, una delle più affascinanti esponenti dell’alta società romana, dopo averla conosciuta a un ricevimento serale. La donna è coniugata con Giorgio Luciani, un maturo e ricco uomo di affari, ed è madre di due figli. Ma questo non la esime dall’avviare una relazione clandestina con Luca, fino al giorno in cui il marito viene strangolato all’interno della villa dove i due risiedono. Dopo aver invano sondato piste correlate alle attività economiche del marito, gli inquirenti optano per l’ipotesi del delitto passionale, ma non riuscendo a trovare nemmeno qui indizi interessanti. Pur ritenendosi innocenti, i due amanti si vedono costretti ad interrompere le proprie frequentazioni. A mano a mano che i giorni passano, le riflessioni scavano nell’animo del protagonista profonde scaglie di insicurezza, mentre i ricordi stendono un pesante velo d’ombra anche sulla figura di Teodora. E mentre le indagini brancolano nel buio le intuizioni di Luca percorrono la sua immaginazione, risultando non meno devastanti della verità…E’ un titolo, quello che spicca sulla copertina dell’ultima fatica letteraria di Ugo Amati, generico quanto basta. Eppure esso da già il segno della novità dell’operazione nell’arcipelago della letteratura giallistica. Dal risvolto di copertina scopriamo infatti un particolare non irrilevante: l’autore è uno psichiatra e psicanalista lacaniano. Date le premesse, come si potrà facilmente intuire, il lettore non si aspetti dunque un intreccio, uno sviluppo, una conclusione; le evocazioni descritte non concedono mai spazio all’azione, ma all’esplorazione dei labirinti della psiche umana, alle suggestioni senza tempo al bivio tra immaginazione o rimando. Tutto si muove in un limbo buio di angosciato confronto con affinità assassine supposte e al tempo stesso negate, dove la realtà perde ogni sua connotazione. Il finale di questo insolito romanzo nel segno dell’originalità stilistico-espressiva tipica del thriller psicologico - un genere da noi ancora poco diffuso - è dunque privo di una vera cesura conclusiva: non rivela tutte le risposte, ma nasconde quelle che contano, lasciando che il lettore immagini lui stesso, se vuole, un finale consono alla storia.

http://www.mangialibri.com/node/3771