domenica 2 marzo 2014

UN ANGOLO DI PURGATORIO, il romanzo di Giuseppe Magnarapa ispirato ai "fatti di Cogne".

Premessa

Prima che eventuali lettori decidano di esplorare il mio Un angolo di Purgatorio, lasciatemi chiarire un paio di cose.
Se, com’è inequivocabile, questo romanzo si ispira al caso di Cogne, non per questo si propone di darne spiegazione.
Accade spesso che i romanzi si ispirino a fatti realmente accaduti, soprattutto quando è controverso il modo in cui essi si sono svolti, ma lo scrittore che li esplora attraverso l’ottica della sua immaginazione non pretende di dar loro chiarimento: li trasfigura semplicemente, attraverso una narrazione che scaturisce dal confronto tra il suo mondo interiore e le riflessioni evocate dall’evento. E poiché è innegabile che i fatti di Cogne abbiano rappresentato una fonte inesauribile di stimoli intellettivi ed emotivi, ne deriva che ciascuno di noi ha reagito secondo il suo stile, in base, cioè, al modello di funzionamento della propria struttura psichica. Alcuni, cercando di capire attraverso i pareri degli esperti e i reportage dei giornalisti, oppure parlandone più volte con amici e conoscenti; altri, come me, con un bisogno irrefrenabile di prendere carta e penna e mettersi a scrivere.
Sono uno psichiatra, in fondo e, come se non bastasse, anche uno scrittore dilettante. Ho seguito con attenzione i pareri dei colleghi sul caso di Cogne e più ne ascoltavo, più mi convincevo che la nostra scienza non è in grado di fornirne soluzioni adeguate, così come quella investigativa si è rivelata incapace di scovare la scucitura segreta che rivelasse l’identità dell’assassino, il che avviene, purtroppo quasi sempre, solo nei romanzi.
La morte violenta del piccolo Samuele ha infatti rappresentato una svolta storica nella storia della criminologia; per la prima volta, su un caso di omicidio apparentemente semplice e in cui la madre era l’unica indiziata alternativa allo sconosciuto Uomo Nero, si sono concentrate in modo martellante le attenzioni dei mezzi di comunicazione di massa. Per la prima volta, a fronte dell’involontaria manomissione iniziale della scena del crimine, si è tentato in modo ossessivo di sopperire con le spiegazioni psichiatriche all’incertezza e alla confusione degli indizi disponibili, ragionando sull’ipotetica psicopatologia del responsabile prima che questo fosse identificato, per delineare un profilo arbitrario la cui attendibilità non è mai stata confermata, neppure dopo che la presunta assassina è stata processata e condannata sia in Assise che in Appello.
Ce n’era abbastanza, insomma, per mettere in moto non soltanto i meccanismi della logica razionale, ma anche e soprattutto quelli emozionali e immaginativi che, a differenza dei primi, sono strettamente privati e individuali, proprio in quanto legati alle irripetibili esperienze di vita di ciascuno di noi. Come è possibile, allora, ripercorrere le vicende personali che supponiamo possano aver trasformato una persona psichicamente equilibrata in un’assassina, senza ricorrere a quella fantasia che, giorno per giorno, ci aiuta a dare un senso alle nostre esperienze?
Per gli psichiatri, i principali sistemi diagnostici sono l’osservazione del comportamento e il contatto verbale col paziente, ma sia l’uno che l’altro sono incompleti e fallaci. Il primo perché, il più delle volte, il comportamento viene riferito da terze persone e dunque filtrato attraverso l’ottica e l’esperienza dell’osservatore diretto; il secondo perché il paziente può deliberatamente omettere informazioni importanti su di sé, oppure aver perso la memoria e la consapevolezza di esperienze emotivamente incisive di cui sia lui che lo psichiatra non verranno mai a conoscenza.
Il caso di Cogne ha rappresentato, dunque, per la genesi di questo romanzo, soltanto uno stimolo esterno scatenante, che nulla ha a che vedere con le vicende dell’immaginaria protagonista se non la circostanza storica, lineare e agghiacciante, di un ipotetico infanticidio, il reato di sangue che più di ogni altro evoca una perentoria esigenza di giustizia.
Il meccanismo narrativo consente la ricostruzione di un percorso psichico individuale, immaginario ma non arbitrario, che attraverso eventi rimasti sepolti nel passato della protagonista e inaccessibili alla sua memoria, o comunque omessi perché ritenuti ininfluenti o non collegati, tenta di fornire al lettore una vaga idea di come, se non di perché, una persona da tutti giudicata normale potrebbe arrivare a commettere l’inconcepibile.
La verità giudiziaria ci consente oggi di affermare che la mamma di Cogne ha ucciso la sua creatura, ma se così è stato sono convinto che nessuno, nemmeno lei stessa, sia in grado di capirne la ragione, e questo contrasta in modo netto col nostro bisogno primario di causalità. Un angolo di Purgatorio è, forse, il tentativo di assecondare questa esigenza facendo ricorso alla fiction, laddove gli strumenti razionali della ricostruzione logica e storica si rivelano, purtroppo, inadeguati.


Giuseppe Magnarapa
UN ANGOLO DI PURGATORIO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-829-8]
Pagg. 320 - € 20,00

http://www.edizionisolfanelli.it/unangolodipurgatorio.htm