giovedì 25 dicembre 2008

RECENSIONE di Sonia Bucciarelli

Leggere “Affinità assassine” di Ugo Amati è un calarsi in un fluire di ricordi e stati d’animo.

Fin dalle prime pagine è facile provare una certa affinità con il protagonista, a cui appartiene la voce narrante. Luca resta folgorato dall’incontro con una donna ad una festa dell’alta società romana.

“A volte s’incontra qualcuno ed è subito chiaro che sarà fatale” ed è questo ciò che gli accade e da quel momento, la passione e l’amore guidano ogni sua azione e ogni suo movimento interiore, si mescolano determinando l’aspetto che spicca della sua personalità così impulsiva e assetata di conoscenza.

All’eros, come nella più classica delle opposizioni, si contrappone il tema della morte.

Thanatos germoglia dall’evento che lascia delle sfumature gialle lungo lo scorrere del racconto: la morte del marito della donna di cui l’uomo è diventato l’amante, fino ad affondare le sue radici nell’animo della vittima, del carnefice e del protagonista.

Il finale non propone una soluzione soddisfacente al caso ma ulteriori dubbi sulla verità, perché le frasi che si susseguono vanno ancora di più a scavare nell’interiorità complessa del protagonista:

per tutto il tempo si vive e si mostra come spettatore e come carnefice, s’immedesima nell’assassino, arrivando a dubitare se sia stato lui. Scoprire come siano andate le cose, significa conoscere la verità su se stesso.

A differenza del noir tradizionale manca la linea logica delle indagini e un detective che le dia forma. E’ Luca l’unico investigatore, uno sceneggiatore alla continua ricerca di stimoli dalla vita quotidiana. Egli stesso dice: “La fantasia mi serve per penetrare nelle pieghe del reale e il reale alimenta la fantasia”.

Infatti, c’è un interscambio tra realtà e immaginazione, che si alimentano a vicenda, pur essendo distinte e indipendenti tra loro.

Così, sotto una luce soffusa si spiega la vicenda, in superficie si danno pezzi dell’animo del protagonista e riflessioni filosofiche. L’uso del tempo presente è preferito nel riproporre il fluire di sensazioni e pensieri, al passato invece, sono affidate i ricordi e il racconto della storia. E poi, sono riportate alcune scene della sceneggiatura ispirata alla vicenda in cui Luca è coinvolto, che trasmettono l’idea del film come specchio, luogo in cui ritrovare e conoscere se stesso, dove lasciare andare punti di domanda, paure e tormenti.

Forse è solo nel suo lavoro che l’ambiguità del personaggio trova meno restrizioni e maggiore libertà.

La dualità, che lacera l’inconscio e la ragione, è elemento d’inquietudine per il protagonista e nello stesso tempo, è ciò che più affascina chi legge e i personaggi che gli ruotano intorno con i quali s’instaurano delle affinità legate ad un nascosto e misterioso desiderio di morte.

Sonia Bucciarelli